L'ultima lettera di Robert G. Shaw

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Caro John,
credimi, sono il primo a comprendere il tuo sgomento quando leggerai questa mia e mi scuso per il modo particolare con cui ti arriva questa lettera: certo non potevo scriverla di mio pugno!

Si, sono io, il tuo amico Robert Shaw, quello che hai conosciuto al pub Dell'Orso Nero, davanti ad una pinta di birra. Colui che hai messo in guardia molte volte per il comportamento ... troppo americano con le donne di Londra, quello che hai nascosto nel retro delle cucine del Diogenes Club per sottrarmi alle ire di un padre furibondo ... Ti dico queste cose per dimostrarti oltre ad ogni tuo dubbio che sono veramente io.

Quando arrivai da Boston il giorno di Ognissanti, ormai due anni orsono (strano come il giorno del mio compleanno ricorra nella mia storia), Londra appariva a me, un giovane ingegnere yankee, un luogo di avventure fantastiche e allo stesso tempo adatto per il mio lavoro: studiare i nuovi metodi industriali del vecchio continente per portarli nel nuovo. E la realtà fu ancor migliore delle mie aspettative: il mio lavoro andava a gonfie vele e la mia vita privata ... beh, tu sai che, anche in tua compagnia, non mi è mancato il divertimento.

Tutto cambiò quella notte, quando la incontrai, ancora la notte di Ognissanti, ancora al pub dell'Orso Nero ... in effetti stavo cercando te. Bella, incredibilmente bella. I capelli albini, occhi e pelle come la seta più candida, seduta in un angolo, sola. Mi avvicinai a lei, stavo per presentarmi ma mi bloccai davanti al suo sguardo, profondo, intenso, affascinante e al tempo stesso inquietante. Mi guardò dritto negli occhi per un lungo, interminabile momento e disse solo "Non cercarmi" e fuggì via fuori dal pub. Tentai di seguirla ma andai a finire a sbattere sulla vecchia Bessie, ubriaca come al solito. Bessie mi afferrò per un braccio e mi bisbigliò all'orecchio "Non seguirla ... è il demonio" ... ma questo già lo sai, ne abbiamo parlato mille volte. Folgorato da lei, cercai di incontrarla, senza mai riuscirci. Solo dopo molto tempo seppi che era la vedova di un anziano e ricco signore e che raramente usciva di casa. Innamorato follemente, con la mente ed il cuore rapiti da quell'unico fugace incontro con lei, la mia vita prese la piega che tu ben sai: l'alcool, il gioco, il disinteresse per il lavoro, per le altre donne. Era diventata la mia ossessione.

Quello che non sai è quello che successe un anno dopo, ancora la notte di Ognissanti. Certo ti ricorderai che la cena a casa del tuo amico, a Baker Street, si protrasse fino a notte fonda. Un po' per l'ora un po' per smaltire cena e libagioni non chiamai una carrozza, decisi di rincasare a piedi attraverso Highfield Park.

La vidi allora John ! La vidi !!!

Con un mantello nero, incappucciata, ma era lei ! Non potevo sbagliare, era lei ! Iniziai a seguirla, prima con circospezione, poi sempre più spudoratamente. Mi aveva visto e non fuggiva. Mi avvicinavo ... e non fuggiva. L'avevo quasi raggiunta, lei sapeva che ero lì. Svoltò di colpo dietro il gazebo, vicino alla fontana. Svoltai anch'io ... non c'era più.  Mi girai di scatto ... eccola! Come comparsa dietro di me. Aveva lasciato cadere a terra il mantello, indossava un vestito come il fuoco ... e i capelli candidi sulle spalle nude ... e una rosa rossa tra i capelli … e gli occhi di ghiaccio ... Mi avvicinai, lei non si mosse. Ero vicinissimo a lei, sentivo l'ansimare del suo respiro ... potevo sfiorarle il petto ... la sua bocca fremente ...

E all'improvviso sono morto.

Anche questo lo sai Doc. John Watson, tu stesso come medico eseguisti la mia autopsia e ancora oggi sei turbato dai segni e delle condizioni del mio cadavere. Ora non ti so spiegare la mia attuale situazione, non capisco ancora bene cosa sta accadendo alla mia anima, ma devi credere in me. La vecchia Bessie può sentire certe presenze: l'ho tormentata per mesi per farle scrivere questa lettera da parte mia.

Questa volta non si tratta di una montatura come in quella avventura tua e del tuo amico, la signora Ferguson, nel Sussex se ben ricordo, assurdamente accusata di vampirismo, voi l'avete scagionata. Chi mi ha ucciso è un vampiro. Esistono. Sono reali. Questa è la mia testimonianza. Mostra questa lettera a Sherlock, fallo riflettere sulla mia morte, fa in modo che superi il suo scetticismo. Ho bisogno di voi. Digli che è vero quello che mi ha detto a casa sua, verso la fine della cena: "E' un errore capitale teorizzare prima di avere i dati. Senza accorgersene, si comincia a deformare i fatti per adattarli alle teorie, invece di adattare le teorie ai fatti". Ora avete i dati. E i fatti.

Caro John, non posso continuare, temo che la vecchia Bessie non possa sopportare oltre la mia presenza, le ho giurato che, dopo aver fatto questo per me, non la tormenterò più. Vi chiedo solo questo: tu e Holmes, i più grandi investigatori del vecchio continente, trovatela. Non è la vendetta che cerco, non giustizia ma pietà. In un solo fugace istante, prima di morire, l'ho avuta con me, l'ho percepita con chiarezza: lei non è malvagia, la sua anima è sperduta e tormentata come e più della mia. Aiutatela a trovare la sua pace. Sono certo che in questo modo aiuterete anche me a trovare la mia.

Eternamente tuo amico,

Robert G. Shaw

Storia di Gianluca Bia.
Grazie per la collaborazione ^_^

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